Schiavitù nazionalizzata

David B. Kopel & Carlo Stagnaro

In Italia c'è già quello che molti politici americani vorrebbero instaurare negli Stati Uniti: la schiavitù. Naturalmente, non viene chiamata proprio "schiavitù". Al contrario, essa passa sotto il nome di "leva obbligatoria", in virtù del quale ogni cittadino maschio che abbia compiuto il diciottesimo anno di età viene costretto a svolgere il proprio servizio militare o civile. L'attuale esperienza italiana mostra quanto sia stato sensato il rifiuto della coscrizione in America.

Coloro che vengono spediti nell'esercito o in qualche organizzazione legata allo stato sociale non sono uomini liberi. Essi vengono rapiti per poco meno di un anno e devono obbedire agli ordini dei loro superiori, a prescindere dalla loro volontà.

Vi sembrano parole forti? In tal caso, chiedetevi cosa è, in pratica, uno schiavo. E' una persona che deve fare tutto ciò che passa per la testa al suo padrone. Il padrone decide quanto e come "pagarlo": senza alcuna forma di contrattazione. Lo schiavo non ha il diritto di rifiutare il lavoro e cercarne un altro. Un giovane coscritto si trova nella medesima situazione. Solo, egli deve prendere gli ordini da un generale o un altro ufficiale nell'Esercito, nella Marina o in altri corpi.

Se invece è un obiettore di coscienza, deve lavorare per una organizzazione "umanitaria", scelta da un funzionario del governo da una lista compilata dai politici. La maggior parte di queste organizzazioni sono legate alla sinistra e si occupano degli immigrati clandestini o dei tossicodipendenti; esse, grazie all'interessamento dei loro amici in Parlamento, possono contare su una massa di lavoro a costo zero.

E' vero, il soldato di leva e l'obiettore sbattuto nella comunità di ricupero hanno uno stipendiuccio - quanto basta per comprare un pacchetto di sigarette al giorno.

Recentemente, l'Italia ha abolito il servizio militare obbligatorio. Per coerenza, dovrebbe abolire anche il servizio civile obbligatorio. Ma alcuni politici stanno già proponendo un progetto che in realtà non farebbe altro che aumentare il numero degli schiavi. Alcuni di quelli che si sono battuti per l'abolizione della coscrizione militare stanno infatti chiedendo il servizio civile obbligatorio per tutti: maschi e femmine. Questo significa che ogni cittadino italiano maggiorenne dovrà lavorare per dieci mesi al servizio di coloro che hanno fatto e stanno facendo la propria fortuna grazie all'intervento pubblico.

Fino ad ora, il servizio militare era la norma, mentre il servizio civile era riservato agli obiettori di coscienza. Attualmente, a questi ultimi è fatto divieto, per il resto della loro vita, di prendere il porto d'armi. In teoria, infatti, chi sceglie il servizio civile detesta le armi. Come se l'obiettore di coscienza non potesse non avere nulla contro le armi in sé e per sé, ma essere contrario all'idea di fare parte di un esercito. Thomas Jefferson si sarebbe trovato esattamente in questa situazione.

Non solo. Se anche un coscritto detesta le arti militari in quanto tali, non è detto che egli abbia obiezioni morali all'uso sportivo (ad esempio nel tiro a segno) delle armi da fuoco. La vera ragione per cui un obiettore non può ottenere armi è questa: se uno sceglie il servizio civile, può darsi che non provi simpatia per il governo, o almeno che non ne condivida la politica estera. E allora è meglio che sia completamente disarmato. Il diritto di detenere e portare armi è fortemente limitato per tutti in Italia, ma gli obiettori semplicemente non hanno quel diritto.

Ora che la regola del servizio militare è stata abolita, non è chiaro se i giovani impiegati nel servizio civile saranno disarmati vita natural durante. Se la legge verrà modificata a loro beneficio, bisognerà comunque prestare attenzione a quanto accadrà alle precedenti generazioni di obiettori: per le quali le restrizioni potrebbero essere ancora valide.

 

(Pubblicato per la prima volta sul National Review Online dell'11 gennaio 2001 col titolo Nationalized Slavery. A Policy Italy Should Dump. La traduzione italiana è apparsa su Cronachedel 24 gennaio 2001).

 

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